Senza l'utilizzo del legno la sostenibilità non è possibile

Intervista con Franz Josef Radermacher, Professore di database e intelligenza artificiale

Pollmeier Magazin - Interview mit Prof Radermacher
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Abbattere gli alberi per ridurre l'incidenza sul clima – sembra proprio una contraddizione. In realtà è il contrario: un utilizzo sostenibile del legno potrebbe persino contribuire considerevolmente a risolvere il problema del clima. Il motivo lo spiega il Prof. Radermacher – dirige l'Istituto di database e intelligenza artificiale dell'università di Ulm, partecipa al progetto Global Marshall Plan Initiative (una rete internazionale per una globalizzazione giusta) ed è membro del Club di Roma (gruppo di esperti per lo sviluppo sostenibile).

Rivista Pollmeier: Sig. Professor Radermacher, dopo l'ultimo vertice sul clima di Parigi si è giunti a un accordo sul limite del riscaldamento terrestre inferiore a 2 gradi (nel migliore dei casi). I media lo hanno definito un “successo”. Lo è davvero?
Franz Josef Radermacher: Parigi è stato un grande successo perché non è così scontato che quasi 200 stati con situazioni di partenza e interessi molto diversi giungano a una posizione comune su un tema così sensibile come il clima. Con questo patto mondiale sul clima, quando tale accordo con obiettivi per il 2020 entrerà in vigore, avremo una situazione di partenza evidentemente migliore rispetto allo stato attuale. Tuttavia, ciò non vuol dire che le promesse materiali di questa intesa realizzerebbero il requisito di una soglia di 2°C o inferiore per il riscaldamento del pianeta. Questo è un altro argomento.

Riv.P.: Nella Sua conferenza “Globalisierung – Nachhaltigkeit – Zukunft: Zur Rolle der Ressourcen und der Holzwirtschaft” (Globalizzazione – Sostenibilità – Futuro: il ruolo delle risorse e dell'economia del legno) dichiara: “Nel contesto del dibattito sulla sostenibilità non si tratta della sopravvivenza dell'umanità, ma della situazione in cui vivono miliardi di persone”. Cosa intende nello specifico?
F.-J. Radermacher: Oggi siamo 7,5 miliardi di persone e 10.000 anni fa eravamo solo 20 milioni. A un enorme cambiamento climatico sopravviverebbero ancora miliardi di persone su questo pianeta. Ma probabilmente saremmo molti meno di oggi. La situazione anche per i sopravvissuti sarebbe di gran lunga meno confortabile rispetto a come siamo abituati oggi. In particolare, il passaggio a un “nuovo” mondo sarebbe associato a carichi estremi, sofferenza inutile e decessi precoci probabilmente di miliardi di persone. È importante impedirlo anche se non si tratta della sopravvivenza dell'umanità nella sua interezza.

Riv.P.: In che misura un utilizzo intensivo del legno rappresenta una via d'uscita da questo scenario?
F.-J. Radermacher: Bisogna immaginare questa situazione: prima di Parigi, in riferimento alla questione clima, ci trovavamo in una situazione in cui volevamo riempire una botte senza fondo. Questa è un'impresa senza speranza. Se si realizzasse l'intesa di Parigi, la botte avrebbe finalmente un fondo, ovvero un limite globale delle emissioni di CO2 mondiali, seppur ancora alto. La botte è mezza piena o in altre parole: le quantità di emissioni sono ancora troppo elevate. È importante riempire la botte o in altre parole: continuare a ridurre le emissioni o sottrarle dall'atmosfera. Questo anche in una prospettiva temporale, ovvero si tratta nello specifico anche di guadagnare tempo per sviluppare nuove soluzioni tecnologiche nell'ambito energetico (N.d.R.: potenziamento delle fonti di energia rinnovabili; miglioramento dell'immagazzinamento di energia, geotermia profonda, ecc.). Qui si apre una grande finestra per le cosiddette emissioni negative sotto forma di sequestro biologico. Si sottrae CO2 dall'atmosfera mediante attività biologiche. L'esempio più emblematico è rappresentato dai massicci rimboschimenti mondiali, potenzialmente da 500 milioni a 1 miliardo di ettari di terreni degradati nelle zone tropicali. Un secondo approccio incrementa la formazione di humus nell'agricoltura. Il terzo approccio è la protezione o la rinaturalizzazione dei biotopi umidi. Il tema del legno ha quindi un'elevata importanza.

Pollmeier Magazin - Interview mit Franz Josef Radermacher
Franz Josef Radermacher, Professore di database e intelligenza artificiale

Riv.P.: Ci sono vari tipi di utilizzo del legno. Quali condizioni devono essere soddisfatte?
F.-J. Radermacher: In generale si tratta di guadagnare tempo. Il tempo guadagnato dobbiamo usarlo sotto l'aspetto politico, in particolare per sviluppare, nell'ambito delle innovazioni, un nuovo sistema energetico che sia applicabile possibilmente in qualsiasi parte del mondo, economico, rispettoso dell'ambiente e climaticamente neutrale. Guadagnare tempo tramite la produzione di emissioni negative è un approccio decisivo. Qui entra in gioco il legno. Evidentemente, l'uso del legno come materia prima rappresenta un approccio più efficace rispetto all'utilizzo del legno per la produzione di energia poiché nel processo produttivo dell'energia dal legno viene poi rilasciata la quantità di CO2 catturata. Dal punto di vista generale, si dovrebbe cercare di utilizzare materialmente il legno e impiegare per l'energia solo quelle parti degli alberi che vengono considerate rifiuti, per cui non è quindi possibile un altro impiego materiale a lungo termine.

Riv.P.: Riepiloghiamo: cosa deve succedere per quanto riguarda l'utilizzo del legno per poter avere un futuro positivo?
F.-J. Radermacher: Abbiamo bisogno di un impegno a livello mondiale mirato al rimboschimento. Il rimboschimento è generalmente vantaggioso, ancora di più sui terreni degradati. È utile destinare il legno raccolto in un periodo qualsiasi a impieghi materiali ed è particolarmente utile se ciò prosegue per 50, 100 anni e ancora oltre. Ovvero dovrebbe continuare finché il legno non viene utilizzato per l'energia o fino a quando, una volta rovinato dopo l'uso, la CO2 associata non viene nuovamente rilasciata. Il tema di guadagnare tempo è determinante attualmente.

Riv.P.: Le costruzioni in legno assorbono la quantità di CO2 sottratta all'atmosfera in media per 30 anni, in base all'applicazione. Ma poi cosa succede? Rimandiamo semplicemente il problema? Oppure il legno come immagazzinamento rappresenta una soluzione a lungo termine?
F.-J. Radermacher: Non so come sarà fra 30 anni. Se rimboschiamo in modo massivo, su terreni degradati nelle zone tropicali, soprattutto si sottrae CO2 all'atmosfera fino al “raccolto” delle piante. Sono 40-50 anni. Quindi, la maggior parte del legno viene destinata all'impiego materiale. Tali utilizzi materiali durano molto di più di 30 anni, possono raggiungere anche 100 o 200 anni. Anche con un uso materiale di (soli) 30 anni, in combinazione con i 40 anni di crescita degli alberi viene coperto un intervallo di 70 anni. E ciò offre delle opportunità. E ancora: si tratta di guadagnare tempo. All'atmosfera viene sottratta la CO2 solo nel periodo di crescita degli alberi. L'effetto si può raggiungere soltanto una volta. Quando vengono raccolti gli alberi, si deve immediatamente piantarne di nuovi in modo che il raccolto sia climaticamente neutrale.

Riv.P.: Cosa suggerisce alle istituzioni, come le aziende, medie imprese e i consumatori medi per favorire il raggiungimento di questo obiettivo?
F.-J. Radermacher: A questi attori suggerisco di optare per la neutralità climatica, in modo volontario e rispettando tutte le normative di legge. La neutralità climatica di questi attori e in particolare anche delle persone private costituisce un elemento molto importante per raggiungere l'obiettivo dei 2°C. Le persone che rappresentano i consumatori medi hanno a disposizione una strada particolarmente semplice. Bastano alcuni clic in Internet ed è chiaro l'aspetto dei costi. Ulteriori informazioni sono disponibili nel portale www.beazero.org/. Un altro esempio interessante è l'iniziativa climatica del Senato per l'economia (www.weltwaldklima.de). Per alcuni settori rimando al gruppo climatico nel Vorarlberg (www.vorarlberg.klimabuendnis.at/) e al patto climatico chiuso dell'associazione tedesca Gütegemeinschaft Möbel e.V. (www.dgm-moebel.de).
Riv.P.: La ringraziamo molto della piacevole chiacchierata!

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